mensa

(prova di racconto)

Affollata e promiscua, caotica. La mensa dove consumo in media due pranzi a settimana. 5 euro per primo, contorno, formaggio, frutta, dessert. Occasione di  coversanzione con i colleghi e di osservazione di umanità varia.
Oggi nel tavolone di fronte, 5 metri di distanza, ecco una donna. Bella. non appariscente, ma innegabilmente attraente: magra, bionda, chiara, viso preciso e solare (piu' nordico che mediterraneo), espressione intelligente, senza esserne schiava o sofferente. Pulita, ordinata, mite. Il sorriso le illumina zigomi e occhi: arrotondati e colorati dal sole laterale di settembre e sottolineati dal leggero rossore apparso a seguito di una domanda dell'uomo che mi da' le spalle. Forse un imbarazzo di lingua: risponde infatti in un inglese scolastico dall'accento tipicamente italiano. Mastica con cautela, beve molta acqua con frequenza, ascolta senza imporre la propria presenza. Veste proporzionato: come a sottolineare l'esigenza di non scavalcare nessuno, di non imporre violentemente la propria bellezza. Perche' e' bella e non lo da' a vedere: non ti dice "sono bella, guardami" piuttosto "piacere, posso essere utile?". Di certo non ha ruoli di comando, piu' una collaboratrice a partita iva. Si alza, deposita il vassoio nell'apposito carrello e se ne va, accompagnando i colleghi.

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