Il signor Han

di Hwang Sok-Yong
Baldini Castoldi Dalai 2004



Il signor Han è medico. Siamo nella Corea del Nord, durante la guerra di Corea e la conseguente separazione tra Nord e Sud. Periodo bellico, situazioni di regime in entrambi gli schieramenti: al nord una reale dittatura, al sud una democrazia solo apparente, ben poco reale.
Il signor Han è ricordato in un lungo flashback che è anche il romanzo stesso. Si inizia dalla fine, per ricostruire le vicende di un medico tutto d'un pezzo, importante e bravo nel suo lavoro, che dovrà fuggire dal Nord, abbandonando gli affetti e la posizione sociale che ha ricoperto, per sperare di ricostruirsi una vita al Sud. Tuttavia qualcosa va storto.

In questa storia, breve, sintetica e mai retorica, lontana anni luce dal melodramma, mi hanno colpito le figure femminili. Le donne sopravvivono e rivendicano una democrazia che è solo apparente. Vivono nell'ingiustizia e nella corruzione. Sono donne che devono lavorare e fare sacrifici, rimanere nei luoghi dove gli uomini o vengono uccisi o da dove gli stessi devono scappare. Loro, le madri, le mogli, le figlie, rimangono in vita ma al prezzo di un dolore e una povertà difficilmente sopportabili.
La sorella del signor Han non si arrende: indaga, cerca di arrivare alla verità e alla giustizia e quando ci riesce non ha paura, si rivolge ai colpevoli con purezza di spirito e energia vitale, che gli uomini non possiedono o hanno regalato inutilmente alla guerra.
Il prezzo di una guerra tra "fratelli e sorelle" sono le nuove generazioni disgustate dai padri forse per assenza di memoria storica, forse per impossibilità di digerire una sofferenza familiare.

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